Like a cheetah

Like a cheetah Roscoe Pondexter non era altissimo. Due metri e 01, dicevano le guide, una roba giusta per il suo ruolo di ala. Però era grosso. Tanto grosso. E con la faccia da cattivo. In giro per Roseto inceneriva con terribili occhiatacce quelli che lo guardavano troppo insistentemente. “Non devi arrabbiarti”, lo rassicuravano, “ti […]

Il nuovo Meneghin

Il nuovo Meneghin Quando ero ragazzo, ogni volta che si affacciava alla ribalta un giovane lungo, puntualmente i giornali scrivevano: “E’ il nuovo Meneghin”. Sempre. Invariabilmente. Il Simmenthal faceva esordire Vecchiato? Era il nuovo Meneghin. La Virtus prendeva Villalta da Mestre? Sarebbe diventato il nuovo Meneghin. Alla festa di paese un tizio saliva sui trampoli? […]

Vuoi una donna? Allenati

Vuoi una donna? Allenati Occhi sognanti. Espressione estasiata. Un filo di voce, quasi ad accarezzare i ricordi. “Sembrava un dio. Bellissimo. Sicuro di sé. E tirava, tirava…”. A parlare così era una tipa che conosco, qualche anno fa. Raccontava come si era innamorata del suo fidanzato, giocatore di basket. Il nome di lui? Neanche sotto […]

Perché proprio 3.05?

Perché proprio 3.05? In principio erano 13 regole. James Naismith, l’inventore del basket, le scrisse di suo pugno su due fogli di quaderno e le appese all’ingresso della palestra di Springfield, nel Massachussets, dove insegnava educazione fisica. La storia la sanno tutti: al College c’era bisogno di un gioco da praticare al coperto, nei freddissimi […]

Tocca a noi

Tocca a noi Fin qui ne abbiamo avute un po’ per tutti. Le prime bastonate (virtuali) se le sono prese i settori giovanili, a partire dalle Società che li gestiscono per finire coi genitori che li condizionano. Poi è stata la volta dei dirigenti, smascherati sui reali obiettivi che li spingono a entrare nel basket. […]

Gli eunuchi nell’harem

Gli eunuchi nell’harem Ci sono due tipi di giornalisti. Quelli che si limitano a raccontare gli eventi e quelli che pretendono di indirizzarli. I primi, secondo me (ma anche secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni), svolgono correttamente il loro lavoro. Non per niente si dice “cronista”. I secondi sono deontologicamente scorretti e spesso umanamente insopportabili. […]

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