I trogloditi dei social

Bisognava pur parlarne, prima o poi. I social sono cosa buona o cattiva? Per rispondere, potrei fare lo stesso ragionamento che faccio sempre per lo stadio o la discoteca: dipende dall’uso che se ne fa. Può essere un uso intelligente o un uso criminale. Ma i social, rispetto allo stadio o alla discoteca, hanno un problema in più. Non solo, come diceva Umberto Eco, “danno diritto di parola a legioni di imbecilli”. I social addirittura stimolano l’imbecillità. Favoriscono il rimbecillimento. Non solo danno voce agli imbecilli, li creano.  

E’ incredibile come le persone sui social non resistano alla tentazione di dire la propria su tutto, anche su argomenti di cui non sanno nulla. La possibilità di essere letti -potenzialmente- da centinaia o migliaia di persone scatena una sorta di delirio di onnipotenza. Ma è incredibile soprattutto la cattiveria gratuita che il pubblico astioso dei social vomita su qualunque fatto o personaggio, racchiudendola in opinioni stupide e non richieste. E fin qui, I did the discovery of the hot water.

I social nel basket. Argomento troppo lungo per essere liquidato in breve. Mi limito a un esempio, uno solo. Quando qualche professionista viene “tagliato”, giocatore, allenatore o dirigente che sia, inevitabilmente si creano due partiti. Ma quelli che lo difendono sono sempre numericamente di meno. Non perché il professionista tagliato abbia poco credito, ma perché le persone più equilibrate, impegnate, insomma quelli che hanno una vita, non stanno lì ad argomentare sempre e comunque su tutto.

Poi c’è l’altro partito, quello di chi si accanisce contro il malcapitato sottoponendolo a linciaggio mediatico. Questi qui innanzitutto sono più numerosi, come sempre accade con gli haters. Poi hanno più tempo, perché non avendo nulla di meglio da fare nelle loro povere vite stanno sempre in agguato davanti allo schermo in attesa dell’occasione giusta. Ma soprattutto, si distinguono per la virulenza con cui scatenano la propria frustrazione.

“Il ground zero dell’intelletto”, li ha definiti un giornalista del Corriere dello Sport. “Fango, squallore, delirio”. Presunti luminari della tecnica e della tattica. In realtà solo gente disturbata, che trasforma i dibattiti in latrine. Trogloditi, che oltre a sputare veleno litigano con l’italiano. Gli viene più facile esprimersi a grugniti.

I trogloditi dei social

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