
Tocca a noi
Fin qui ne abbiamo avute un po’ per tutti. Le prime bastonate (virtuali) se le sono prese i settori giovanili, a partire dalle Società che li gestiscono per finire coi genitori che li condizionano. Poi è stata la volta dei dirigenti, smascherati sui reali obiettivi che li spingono a entrare nel basket. Bordate di fischi (sempre virtuali) anche per gli arbitri, alla berlina per la loro abitudine di ignorare gli elefanti e dare importanza ai topolini. Una dozzina di giorni fa ce la siamo presa coi procuratori, non tutti, solo i faccendieri trafficoni. Non parliamo poi dei giornalisti, in un certo senso privilegiati: hanno una rubrica tutta per loro (“Errori di stampa”) in cui vengono simpaticamente sbeffeggiati. Rifacendo i conti, mancano ancora tre categorie da sputtanare. Ovviamente i giocatori, poi i tifosi, e infine…
Masochismo
…e infine gli allenatori. Ma non sia mai che vengano lasciati per ultimi. Giocatori e tifosi aspetteranno con pazienza il loro turno. Ora tocca a noi. I più odiati. I più insultati. I più vilipesi. I più criticati, sempre. Quelli che anche il primo fesso che passa per strada ne sa più di loro. Quelli che “non capiscono niente”. Quelli che complicano le cose semplici. I fissati, i presuntuosi, gli incompetenti. Quelli che se si vince è merito di tutti, se si perde è solo colpa loro. I masochisti, votati alla sofferenza. Bene: masochismo per masochismo, la ciliegina sulla torta può essere solo una. Insultarci da soli. Per una e una sola volta, però. Che nessuno ci faccia l’abitudine.
Gli sciacalli
Tutte le categorie, chi più chi meno, fanno fronte comune. Gli allenatori no. Una vera coscienza di categoria non c’è mai stata. I tentativi di creare un sindacato forte sono tutti naufragati. Quando un collega è in difficoltà, non sono solo gli agenti e i giornalisti a sentire l’odore del sangue. Questa mancanza di compattezza rende gli allenatori sempre più deboli.
I crumiri
Sub-categoria strettamente connessa con quella del paragrafo precedente. La figura dell’allenatore perde di importanza, l’offerta (numero di allenatori) è superiore alla domanda (panchine disponibili). Così oltre al ruolo dimagrisce anche il portafoglio. I crumiri sono quelli che accettano ingaggi ridotti, danneggiando l’intera categoria. Farsi pagare poco svilisce il ruolo del coach, che conta sempre di meno. Ce la siamo voluta.
I portatori di sponsor
Questi sono i peggiori. Li odio. Sono gli allenatori amici dell’imprenditore Tizio, che si offrono al Club dicendo: se prendete me, Tizio mette Xmila euro. E i dirigenti: azz…! Questo si paga lo stipendio da solo, prendiamolo! Ad alti livelli no, ma nelle cosiddette minors il fenomeno (squallido) prende piede.
I “convinti”
Qui ero indeciso su come battezzare la sub-categoria. Invece che “convinti”, potrebbero chiamarsi fanatici, talebani, fissati. Pallosi come pochi, sono quelli che nella vita hanno come scopo solo il basket. Pensano sempre al basket, solo al basket, unicamente al basket. Magari hanno successo: come diceva un politico americano (l’ho già scritto), non basta che l’allenatore sia tanto bravo da conoscere il gioco. Dev’essere anche tanto fesso da credere che quel gioco sia la cosa più importante. E’ da lì che nasce la dedizione totale. Ma i “convinti” non sanno cosa si perdono.
I “gremlins”
Questa definizione è di Valerio Bianchini. La coniò negli anni ’80, prendendo spunto dall’omonimo film, per indicare gli allenatori giovani, ambiziosi, arrivisti, che scalano i gradini arrampicandosi senza scrupoli per arrivare in vetta. Proprio come gli animaletti del film, antipatici e invadenti. Bianchini, all’epoca, si riferiva soprattutto ai “vice” che mirano alla panchina del capo. Io invece nella figura dei gremlins vedo i giovani allenatori di settore giovanile, quelli dei settori giovanili importanti e blasonati. Altezzosi. Non ridono mai. Allenano come se stessero salvando vite o scoprendo l’acqua su Marte. Fly down, coach. It’s only basketball.
Gli illusi
Sono quelli che partono carichi di entusiasmo e si illudono di poter fare i professionisti. Poveri, mi fanno tenerezza. Più salgono in alto con la fantasia, più fanno rumore quando cadono. Se arrivi a un livello sufficiente da poter puntare solo su quello, ok. Altrimenti dà retta, trovati un lavoro. O almeno tieni nel cassetto un Piano “B”.
Che dire! Ti leggo sempre con piacere e condivido tutto ciò che scrivi. Ci fu un tentativo di creare un sindacato l’Anaib ma durò poco. Sui giovani allenatori presuntuosi sei stato fin troppo buono ed invece di pensare a fare i professionisti, pochissimi arriveranno a farlo, che terminassero gli studi per poter poi aspirare ad un altro lavoro più sicuro, ne ho conosciuto tanti che ora si trovano in seria difficoltà. Continua e ti auguro una buona domenica
Dopo l’Anaib fu la volta dell’Usapp, poi Usap con una sola “p”. Cento anni fa sono stato iscritto e fiduciario per l’Abruzzo, qualche settimana fa ne ho parlato, ci tornerò su. Ciao Sandro
Scrivi veramente bene!…già detto altre volte…
Condivido le tue categorie ma non è prerogativa solo degli allenatori…in tutti gli ambienti di lavoro iper competitivi puoi trovare le stesse categorie di persone.
Riguardo l’importanza di un piano B oltre al basket, a mio parere, non è legata solo ad un’alternativa di lavoro. Qualche giorno fà ho avuto l’opportunità di parlare con Pippo Ricci ( campione mondiale di piani A e B!😄). Mi ha raccontato di quanta autodisciplina, self control, voglia di migliorarsi è stato costretto ad imparare per andare avanti brillantemente con gli studi mentre migliorava anche sul campo da basket. Questa educazione interiore necessaria per portare avanti il piano B gli è servita tantissimo, probabilmente è stata determinante, per la sua carriera di giocatore o come dice lui per diventare la miglior versione di sé stesso.
Trovo questa visione incredibilmente educativa e stimolante per i giovani che l’ho invitato a tenere una lezione su questo argomento in università. È un’altra maniera di interpretare il piano B…che non è solo un’alternativa di lavoro quando i sogni legati al basket non dovessero realizzarsi
Se la lezione all’Università di Pippo Ricci è “open” fammi sapere quando la terrà.