CINICO BLUES

AI? No, grazie

Con l’Intelligenza Artificiale si scrivono libri in un’ora. Cari voi che frequentate i corsi di scrittura creativa, che riflettete un’ora intera se mettere una virgola oppure no, che affinate il vostro talento, che cercate uno stile e un’identità precisa, sappiatelo: sarete presto mandati a scopare il mare, perché qualunque babbeo potrà firmare un libro scritto con Chat GPT e farci soldi su Amazon.

Vogliono farci bere la balla che con l’Intelligenza Artificiale si impara rapidamente a suonare il pianoforte senza studiare la musica. Ve le immaginate intere generazioni di pianisti, che hanno frequentato fior di Conservatori e speso ore sulla tastiera, rimpiangere le notti insonni passate su scale e solfeggio come tempo sprecato?

Con l’Intelligenza Artificiale si fanno i compiti di scuola. Il sistema provvede anche a inserire nel tema gli errori credibili per quella fascia d’età: hai visto mai che il Prof. si accorga del trucco. Ma il furbetto di turno, una volta diplomato, il pezzo di carta lo userà tutt’al più per pulire i vetri, perché il suo livello di preparazione (e la soglia di concentrazione) saranno prossime allo zero.

E siamo al dunque: non potevano mancare programmi di AI che redigono piani d’allenamento per il basket ed elaborano le strategie per il piano partita. Non parlo, attenzione, delle start-up che con microcamere e algoritmi forniscono indicazioni utili sulle esigenze del singolo giocatore. Senza usare l’AI, una roba simile la facevamo a Jesi in A2 già nel 2009. Grazie al cervello “pitagorico” di Stefano Vanoncini, il capo allenatore, che faceva riprendere TUTTI gli allenamenti e incaricava noi assistenti di preparare le clip su ogni dettaglio.

Fin qui ci posso arrivare, in fin dei conti si tratta di analisi e comparazione dei dati. Mi si rovescia l’apparato digerente, invece, quando si pretende di attribuire all’Intelligenza Artificiale una qualità che non può avere: la creatività. Cito qualcuno che ne sa leggermente più di me. “L’AI è nient’altro che una macchina statistica, che inghiottisce una quantità enorme di dati per ottenere la soluzione più probabile o più plausibile a un problema. La mente umana è un sistema assai più sofisticato, che non si basa solo sulla comparazione dei dati, ma crea spiegazioni. Smettiamola allora di definirla ‘Intelligenza’ e chiamiamola per quello che è: un software di plagio, perché copia cose che esistono già, ma non crea nulla”. Lo ha scritto Noam Chomsky sul New York Times, giusto un paio di anni fa.

Quindi, scusatemi tanto, i dati sicuramente li analizzo e li metto a confronto, ma poi i piani di allenamento e i piani partita me li faccio da solo.

PS: arriverà il momento in cui venderanno corsi per insegnare a fare sesso con l’Intelligenza Artificiale al posto del pisello. Io continuerò a usarlo. Che ci volete fare, sono un boomer.

AI? No, grazie

\ Get the latest news /

2 commenti su “AI? No, grazie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su
PAGE TOP