
CINICO BLUES
Lo penso, sei melenso
Il melenso domina. “Regalateci un sogno”. A chi? A voi autori dello striscione? Siete non più di 7-8 e come sogno avete la vittoria di un campionato, pensa un po’. Ve ne venisse qualcosa in tasca, almeno. A quelli “normali” un sogno così non si può regalare di sicuro: quelli sognano l’appartamento più grande, il posto in banca, il figlio promosso a scuola.
Un altro capolavoro di melensaggine delle curve: “Noi con la voce, voi con il cuore”. Come no. Peccato che né voce né cuore abbiano mai fatto canestro.
Anche gli addetti ai lavori ci cascano spesso. Coach Franco Marcelletti, un grande, peraltro: “Con lo scudetto del 1991 abbiamo reso tutti orgogliosi di essere casertani”. Tutti? Sicuro? Caserta ha 70mila abitanti, dei quali 65mila a vedere il basket non ci vanno.
Nelle curve dei palazzetti, sui giornali, sul web, la retorica trionfa. Melensa. Ridondante. Insopportabile. E la glicemia sale, sale, fino a livelli di diabete.
Le interviste post-evento: “Cos’hai provato? Cosa si prova?” Domanda odiosa. Ma cosa vuoi che abbia provato? Se abbiamo vinto sono contento, se poi ho giocato bene sono felice come una Pasqua, se invece ho fatto schifo mi sento una merda. Come si fa a descrivere un’emozione? “Mi sono riempito di dopamina, il neurotrasmettitore della felicità”. Forse bisogna rispondere così.
Il sito Play It Usa: “Basket Nba, poesia in movimento”. Mmm, poesia. Vabbè. Il profilo Facebook “La pagina del cestista”: “Il tifo acceca, ma ogni squadra ha qualcosa da insegnarci. Basta avere gli occhi e il cuore pronti ad ascoltare”. Ascoltare con gli occhi in effetti può essere innovativo. Il cuore (muscolo che serve a pompare il sangue, mi risulta) ovviamente non manca mai. Come si chiamano le partite con incasso in beneficenza? “La partita del Cuoreee!”, esatto.
I tifosi sono sempre, retoricamente, “Il popolo biancazzurro (giallonero, blu e arancio, verde a pallini)”. Tipo, manifestazione dei tifosi del Torino Calcio contro il presidente Urbano Cairo: “Il popolo granata a raccolta per capire come continuare a combattere”. Manca giusto spezzeremo le reni alla Grecia e siamo a posto. E infatti i gruppi organizzati del tifo scelgono quasi sempre nomi militareschi: “Falange”, “Brigata”, “Commandos”.
E la prosa “aulica” di certi cantastorie? Ve la raccomando. I fuoriclasse “scrivono la storia”. I trofei “si alzano al cielo”. La traiettoria della palla “accarezza il paradiso”. Secondo me digitano sulla tastiera del computer coi polpastrelli cosparsi di zucchero.
Un grande classico: “Tizio/Caio/Sempronio ha cambiato per sempre la storia di questo sport”. Cambia più volte la storia di questo sport che il quadro geopolitico mondiale. Per sempre poi, eh?
Su queste robe qua litigavo con mia madre già da ragazzino. Perché a lei invece piacevano. “A chi la racconti”, mi diceva, “ti piace atteggiarti a cinico, come se non avessi anche tu delle emozioni”. Certo che le ho, le emozioni. Altrimenti dette reazioni chimiche sopravalutate.
