
14 DOMANDE A…
Michele Maggioli
Sono arrivato a Jesi come vice allenatore nel 2009, la stessa estate in cui Michele Maggioli -uomo simbolo di quella squadra insieme a Rossini- faceva il grande salto al piano di sopra, in A1, per saggiare il suo enorme talento con la maglia della Virtus Bologna. Io arrivavo e lui se ne andava, per me una grande occasione persa. Ma c’era da capirlo: dopo anni passati a dominare la A2 (miglior italiano del campionato nel 2007 e 2008), qualche assaggio di Eurolega con Pesaro e 50 presenze in Nazionale, “Maggiolone” aveva una gran voglia di misurarsi coi più forti. Chi non lo capì furono un paio di dirigenti di Jesi che, stizziti, volevano obbligarlo a qualche settimana di allenamenti individuali estivi col nuovo vice allenatore. Cioè io. Poi ci ripensarono.
Maggio, ma tu lo sai che a luglio 2009 io e te abbiamo rischiato di doverci rinchiudere nella palestra di via Prato a fare allenamenti individuali?
“Ah! Questa mi giunge nuova. L’estate che sono passato a Bologna… motivo?”
Vabbé quando esce l’intervista lo leggi. Toglimi una curiosità che ho sempre avuto… Ma era Recalcati che non ti convocava in Nazionale o tu che rifiutavi?
“Nell’estate 2005 io e Charlie, in modo molto amichevole e con grande rispetto reciproco, ci salutammo al raduno di Foligno. Mi congedai con la Nazionale in modo definitivo, e infatti per tre anni non feci più nessun raduno. I motivi erano esclusivamente tecnici. Poi, dopo due volte che ero stato MVP in A2 (e un paio di brutte figure della Nazionale), Recalcati mi telefonò in via ufficiosa per sondare il terreno. Io rimasi fermo sulla decisione che avevamo preso insieme tre anni prima. Avevo 31 anni. L’estate seguente, come un fulmine a ciel sereno, mi arrivò la convocazione scritta senza nessun preavviso. Allora contattai Meneghin, all’epoca presidente della Fip, per spiegare i motivi per cui non sarei andato. Che stavolta erano anche fisici e familiari, visto che ero diventato padre da due settimane”.
Quando hai capito che potevi diventare un top-player?
“Veramente ancora non l’ho capito… In A2 sicuramente lo sono stato, ho fatto un po’ il pesce grosso nell’acquario piccolo. Il Donovan Bailey della Superbike, visto che non potevo essere il Valentino Rossi della MotoGP”.
Il tuo più grande pregio come giocatore?
“Sicuramente le mani. Avevo una gran mano, ancora oggi quando vado al campetto con mio figlio non c’è storia. Sempre canestro”. (In effetti… ditemi voi dove sta un due metri e 12 capace di segnare da lontano con quella continuità, nde).
Questo fa di te il Bargnani della A2. Domanda antipatica che fanno sempre anche a lui: non ti viene il sospetto di aver sprecato parte del tuo talento?
“Già che mi venga fatta la stessa domanda di Bargnani, che ha giocato 15 anni in NBA, mi dice che ho ‘spaccato’. Vedi, questo è un gioco di squadra, e soprattutto nel mio ruolo il contesto generale contava più del 50%. Sono contento della mia carriera, non ho portato a casa trofei importanti, ma in tutte le città dove ho giocato mi sono fatto conoscere e apprezzare in campo e fuori. Non è da tutti”.
Dimmi almeno se ti sei sentito qualche volta il miglior centro italiano…
“Ci sono state due-tre stagioni, a cavallo dei 30 anni, in cui mi riusciva tutto molto bene e vivevo una sorta di delirio di onnipotenza. Ma che fossi il più forte no, questo non l’ho mai pensato”.
Bene. Fine della parte “seria”, ora gli argomenti più stupidini. Cosa rispondevi da ragazzo alla solita domanda idiota “che aria tira lassù”?
“Di solito niente. Come adesso, che me la fanno ancora tutti i giorni. Mi sforzo di fare un sorriso, o faccio finta di non aver capito. Madre Natura per fortuna compensa, se ci fate caso i cani più mordaci sono i Pinscher, non certo i San Bernardo”.
Sei un vero gentleman, conosco risposte a quella domanda che farebbero passare la voglia di riprovarci a chiunque… Quando giocavi facevi “trash talking”?
“No, mai fatto. Se qualcuno mi stuzzicava rispondevo, ma ero fuori dalla mia zona di comfort. Ai miei tempi non si faceva e chi lo faceva finiva la partita anzitempo, per problemi fisici”.
Come dev’essere la tua donna ideale?
“Alta 1.85, capelli castani, ex-pallavolista, originaria di Milano Nord e deve chiamarsi Raffaella”-
Che schiacciatone che faceva… A proposito, qual è il posto più strano dove hai fatto sesso?
“Ho figli, ragazzi… Queste cose non si chiedono, tengo quasi 50 anni!”
Ne hai solo 48. Cosa ti piace mangiare? I tuoi cibi irrinunciabili…
“Pasta e pizza per me restano un pilastro. Ma anche della buona carnazza”.
Sai ballare o sei un orso?
“Ma te l’immagini io, due metri e 12 per 115 chili, che ballo in discoteca svettando mezzo metro sopra a tutti? No, mai ballato… sono un tronco e mi sento un cretino”.
Hai molti nemici?
“Penso di no, sono uno a cui piace andare d’accordo con tutti e mi metto sempre in discussione. Ci sono solo un paio di persone alle quali non auguro il male in nessun modo, ma che assolutamente non voglio nella mia vita”.
Dove ti vedi tra 10 anni?
“In pensione, spero. Magari mi compro un camper e mi giro un po’ l’Europa. In effetti ho il classico fisico da camperista!”.
