
Jordan, la difesa
Michael Jordan non c’entra, parliamo di Aldo Giordani. Un pioniere, un precursore, un santo. Un guru, un mago. Uno che ha battuto per primo strade inesplorate, e se non c’erano le ha inventate. Un genio delle telecronache. Un maestro insuperabile nell’arte di ipnotizzare il telespettatore e inchiodarlo al divano. Un “visionario”, col suo sistema di non rivolgersi solo all’intenditore, ma di puntare a far innamorare il novizio. E c’è riuscito. Per la diffusione e lo sviluppo del basket, ha fatto più Aldo Giordani in 29 anni di telecronache alla Rai che la FIP nei suoi 104 anni di storia. Imbattibile, non c’è nessuno che può reggere il passo.
E quindi? Dov’è il “ma”? O meglio: c’è un “ma”? E quand’anche ci fosse, tu vorresti toccare un mostro sacro? Mi rendo conto. Ma qui ci sono (quasi) esclusivamente opinioni non allineate. Il mio compito è infilarmi nei buchi neri (non in quel senso, porcelloni). E’ uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.
Ecco il “ma”. L’insuperabile Aldo, come telecronista era il Numero Uno in assoluto. Ma quando si avventurava in considerazioni strettamente tecniche… bé, qualche buco nero lo palesava. Lo so, prima di fare il giornalista ha fatto il giocatore. Negli anni ‘40 ha giocato in serie A con Roma. Poi sempre a Roma ha vinto uno scudetto nella femminile, come allenatore. Eppure, alcune sue convinzioni tecniche erano “originali”, per non dire bizzarre.
Un esempio, uno solo. Nel 1978, a novembre, Aldo Giordani fondò la celebre rivista specializzata Superbasket, destinata a fare epoca. Solo qualche mese prima, il Jordan aveva pubblicato con Rusconi Editore il libro “Tecnica e tattica del Superbasket”. Titolo emblematico: forse serviva a fare da apripista al settimanale che sarebbe comparso in edicola di lì a non molto.
Nel libro (sottotitolo: “Tutto il basket in 10 lezioni”) si parlava appunto di tecnica e tattica. E ricordo nitidamente che fui colpito dalle strane teorie del grande telecronista sull’importanza della difesa. Che per lui era pari a zero.
“Ma a che serve”, scriveva più o meno il mito, “spremersi come limoni e consumare energie in fase difensiva?” Oh mamma mia. Secondo me, ogni volta che qualcuno lo ha letto, da qualche parte nel mondo un allenatore è morto. “Tanto”, argomentava il Jordan, “la squadra che attacca troverà comunque il modo di andare al tiro e di fare canestro. E il fuoriclasse avversario, difesa o non difesa, segnerà comunque i suoi 30 punti. O forse i gran sacerdoti della difesa”, riporto sempre il senso del discorso, non le parole precise, “hanno la pretesa di impedire a Bob Morse, piuttosto che a Sergej Belov o a Kicanovic di tirare e di fare canestro?”. La conclusione era inevitabile: “Tanto vale”, concludeva Aldo Giordani, “concentrarsi a segnare un punto in più degli altri”.
Quando lessi avevo 20 anni, quelle pagine mi ricordarono le teorie strampalate dei miei coetanei che io mandavo al diavolo perché fumavano interi pacchetti di sigarette al giorno. “Tu che non fumi”, mi dicevano”, credi che camperai in eterno? Dobbiamo morire tutti, tanto vale godersela”. Bel ragionamento. Come se l’obiettivo del non fumare fosse diventare immortale, e non semplicemente vivere meglio, più a lungo, col cuore sano e senza tosse.
La teoria dell’immenso Aldo era uguale. Chi ha mai detto che l’obiettivo della difesa è lasciare gli avversari a zero? Di non farli mai segnare, o addirittura di non lasciarli mai tirare? Un tot di volte, a non farli tirare ci si riesce anche: se faccio 12 palle recuperate in una partita, vuol dire che loro avranno a disposizione -in media- 68 possessi utili anziché 80. E 20 rimbalzi difensivi significano 20 volte che gli ho impedito di prendere secondi tiri. Ma in generale, si difende per abbassare le percentuali avversarie; per rendergli tutto difficile; per subire il meno possibile facili appoggi al vetro; per subire il meno possibile tiri aperti coi piedi per terra; per fargli prendere tiri difficili e fargli sudare sangue ogni volta che vengono nella nostra metà campo. Alla fine, mattoncino dopo mattoncino, magari avrò subito 75 punti anziché 90. E questo, chissà, potrebbe aiutarmi a vincere.
Invece del fumo, prendiamo il cibo. Chi non mangia schifezze muore anche lui, questo è sicuro. Ma non prima di aver partecipato a un sacco di funerali. E senza bruciori di stomaco.
