Doctor J., l’empatico

Philadelphia, primi anni ’80. Il leggendario Spectrum era il covo dei leggendari Sixers di Julius Erving (“Doctor J.”), Andrew Toney (“The Machine”), Darryl Dawkins (“Baby Gorilla”, oppure Chocolate Thunder”), Maurice Cheeks, Bobby Jones.  Una sera, non ricordo chi fossero gli avversari, Erving era marcato da un “rookie”, un esordiente. Il ragazzo era terrorizzato all’idea di trovarsi di fronte il giocatore più forte del mondo e tremava come una foglia. Doctor J, in una pausa del gioco, gli mise una mano sulla spalla: “Hey, tranquillizzati. Se sei qui vuol dire che sei un buon giocatore. Respira e fà le cose che ti riesce meglio fare, senza paura”. Nessun altro giocatore al mondo, specie in tempi di trash talking, direbbe mai parole di incoraggiamento all’avversario che lo sta marcando. Il rookie si sentì sollevato, respirò a fondo e mormorò con deferenza: “Thank you, Doctor”. 

Doctor J., l’empatico

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