
Chi te lo fa fare?
Un mio amico, che non c’è più da qualche anno, mi diceva sempre: “Io non farei mai un lavoro in cui il risultato dipende da altri”. Si riferiva ai giocatori. “In campo ci vanno loro”, ripeteva, “voi vi illudete di incidere ma contate poco”. Era un’analisi fin troppo ottimistica. In realtà un allenatore non dipende solo dai giocatori, ma anche dall’organizzazione societaria, dalla solidità economica del Club, dalla bravura dei collaboratori, da come fanno il loro lavoro gli assistenti, il preparatore atletico, il fisioterapista. E infine il destino di un allenatore dipende dall’ambiente, dalla stampa, qualche volta da quanto sta più o meno simpatico ai tifosi e alla piazza. Per questo conta sempre di più saper coltivare i rapporti, conoscere le strategie di comunicazione, insomma tutti quei modi di dire eleganti che a casa mia si chiamano “fare il paraculo”. Alla considerazione del mio amico ne aggiungo un’altra: come si fa a fare un lavoro in cui tutti, ma proprio tutti, ne sanno più di te e “te la spiegano”. Ovviamente nessuno di quelli che pretendono di insegnarti il mestiere è in grado di sostenere un discorso tecnico. Giornalisti, dirigenti e spettatori spesso non capiscono che un allenatore non si giudica per l’episodio, per il cambio, per il time out chiamato o non chiamato, per la scelta di fare o non fare fallo. La conduzione della partita è soggetta a troppe variabili, che dagli spalti è difficile cogliere. Come diceva il poeta, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia. E un allenatore? Da come la squadra sta in campo, da come gioca, da cosa fa tecnicamente e tatticamente, dalla compattezza, da quanta energia ci mette. Se ci sono queste cose, vuol dire che il coach ha lavorato bene dal lunedi alla domenica mattina. Non avete letto male, dal lunedi alla domenica mattina. Il singolo episodio invece si può interpretare in mille modi diversi e lascia il tempo che trova. Morale, per scegliere di allenare un pizzico di masochismo ci vuole. Obiezione: scusa, ma allora la passione? Il sacro fuoco del basket che ti brucia dentro? Il coronare quel sogno, proprio quello, che insegui da sempre? Tutto vero. Ma la passione viene messa a dura prova da anni di logorio delle energie nervose. Obiezione 2: guarda che tutti i lavori sono logoranti. Non dimenticare che ti pagano, magari anche bene. Seee, buonanotte. Nei miei ultimi anni da capo allenatore di squadre senior a livello di serie B ho sperimentato una colata a picco dei dindini che Cascata delle Marmore, scansati proprio. Prima erano tanti. Poi pochi, maledetti e subito. Poi pochi e in ritardo. Poi solo maledetti. Poi maledetto il giorno in cui mi sono fidato. Vabbé ma allora chi te lo fa fare.
La rubrica che aspetto con più ansia. Continuate così, grazie. Grandi.
Fernando uno di noi!
Fra tutti i collaboratori Piero hai dimenticato il medico!!
Hai ragione doc. Mi farò perdonare quando ci occuperemo più in dettaglio dell’importanza dello staff.