
Cosa non mi manca
“Quello che non ho”, cantava il grande Fabrizio. Io molte cose non le ho più, ma non mi mancano affatto. Non mi manca la logica che se vinci hai fatto il tuo, se perdi sei un coglione. Non mi manca la teoria che quando le cose vanno bene è merito di tutti, quando vanno male è colpa di uno solo. Non mi mancano il macellaio e l’ingegnere, l’architetto e il netturbino, il medico, l’impiegato, il pizzicagnolo, che ne sanno sempre più di me e dagli spalti mi insegnano il mestiere. Non mi mancano i giornalisti che dopo la partita mi fanno domande sceme. Non mi mancano i giocatori che stanno simpatici al pubblico perché la mettono da 3, però non azzeccano una scelta e in difesa fanno finta. Non mi mancano i giocatori che non ce la fanno proprio a inquadrare la squadra come entità collettiva, inquadrano solo se stessi. Non mi mancano le trasferte interminabili. Una volta almeno si viaggiava in pullman Gran Turismo, gli ultimi anni ore e ore su pullmini scomodi e talvolta anche sgangherati. Non mi mancano le mogli e le fidanzate dei giocatori, che si mettono a vedere la partita tutte insieme e fanno finta di essere amiche. Su questo prima o poi ci faccio un “Cinico Blues” apposta. Non mi mancano i commenti sui social, specie quelli dell’elettricista e del carrozziere che invocano l’esonero dell’allenatore. L’elenco è ancora lungo.