
Lo sport fa bene. FALSO!
Si lo so, sto “smitizzando” un mito. E allora? Questo blog è nato apposta. E questa rubrica non a caso si chiama Contromano. Ovvio, non tutti gli sport fanno male e non sempre. Il nuoto per esempio è sinonimo di salute e bellezza. L’unica possibilità di farsi male è scivolare sul bordo della piscina, lo sviluppo fisico è armonioso e ti passa pure il mal di schiena. I nuotatori basta guardarli, sono fatti proprio bene. Mai come le nuotatrici. In generale, lo sport non agonistico fa benissimo. Tipo allenarsi in palestra, che sia body building, aerobica o pilates. A livello giovanile praticare sport procura grandi benefici psicofisici, a patto che non ci siano le esasperazioni del professionismo. Ma gli sport agonistici, in special modo quelli di contatto, se praticati a livello professionistico fanno male e come. Chi avrebbe mai il coraggio di dire che fa bene il pugilato? All’estetica del naso no di sicuro. E quello è il meno, se consideriamo che le migliaia di colpi presi in faccia nel corso della carriera spesso provocano traumi e lesioni cerebrali permanenti. I rugbisti professionisti, dal canto loro, sono soggetti a encefalopatia traumatica cronica. Quattro anni fa un giocatore inglese -si chiama Bobby Goulding- rivelò di aver contratto addirittura una forma lieve di demenza. Dice: vabbè, hai preso ad esempio boxe e rugby, grazie. A parte che anche gli sport senza contatto provocano traumi seri. Se giochi a tennis, per dire, ti viene il braccio destro come quello di Mazinga Robot e ti tocca fare pesi solo col sinistro per rimettere a pari. Impugnare ore e ore la racchetta provoca il famoso “gomito del tennista”, ovvero la epicondilite. Ma il contatto fisico c’entra fino a un certo punto. Il rischio vero sono le esigenze del professionismo. Primo: i carichi di lavoro. Un giocatore di basket professionista si allena 7-8 volte a settimana più la partita e la maggior parte delle sedute è ad altissima intensità. Gli infortuni da sovraccarico spesso diventano cronici, a causa degli sforzi ripetuti, Gli sprint, i balzi, il continuo saltare e ricadere, i cambi di direzione e di velocità, le partenze esplosive e gli arresti sottopongono ginocchia e caviglie a sollecitazioni tremende. Le distorsioni alla caviglia sono all’ordine del giorno. Quelle al ginocchio un po’ meno frequenti, ma possono comportare conseguenze gravi. Traumi contusivi e distorsivi si verificano spesso alle dita. I contatti sotto canestro sono squassanti e mettono a dura prova muscoli e tendini, a lungo andare possono verificarsi lesioni da usura. E anche chi si infortuna poco, arriva a 30 anni con le articolazioni piene di calcificazioni e le cartilagini consumate. Secondo elemento: il recupero dagli infortuni. Se fai l’impiegato del catasto, quando hai un problema fisico ti metti in malattia e stai a casa. E se ci scappa un giorno in più di riposo mica ti dispiace. Se giochi a basket da professionista e ti infortuni, devi rientrare il prima possibile. Quindi: terapie d’urto, magari il cortisone per accelerare i tempi, bendaggi vari e antidolorifici per andare in campo anche mezzo acciaccato. Trentotto e mezzo di febbre? Giochi e zitto, bollente come sei non c’è neanche bisogno del riscaldamento pre-gara. Una prassi che non va esattamente d’accordo con le norme di salute e benessere. Morale: vuoi avere benefici fisici? Lascia perdere lo sport agonistico e iscriviti in palestra. Anzi no, in piscina. Ci sono le nuotatrici.