
In mutande
Una delle cose più difficili da far capire ai dirigenti è che la squadra va costruita con logica. Tutti i ruoli coperti, ma soprattutto giocatori dalle caratteristiche compatibili. Fosse per loro, prenderebbero semplicemente quelli che gli piacciono di più, senza badare al ruolo né alla chimica di squadra. Per non parlare poi di altri criteri: Tizio sta simpatico allo sponsor, Caio ha la fidanzata bona (non scherzo, mi è successo), se prendiamo Sempronio becco una mazzetta (questa ovviamente non si dichiara) e via così. Ogni estate, per il coach, c’è la dura battaglia di convincere la Società ad assecondarlo nelle scelte di mercato. Anche perché poi quello che rischia il sederino è lui, se le cose dovessero andar male col cavolo che i dirigenti ammettono i propri errori. Un anno avevo un presidente un po’… semplicione, voleva per forza prendere una guardia che chissà chi gli aveva consigliato. Ma noi in quel ruolo eravamo già super coperti e rischiavamo invece di non avere più budget per un lungo, che serviva come il pane. Per semplificargli il concetto, gli dissi: “Pres., tu quando ti vesti la mattina indossi giacca, camicia, cravatta, pantaloni e scarpe, giusto?”. E lui: “Certo, che domande”. Lo incalzai: “Bene. Andresti mai in giro con due giacche una sopra all’altra e sotto in mutande? Oppure con due cravatte, ma una scarpa si e una no?”. Ero convinto che messa così risultasse comprensibile. Mi illudevo. “Io ti ho capito, ma mi hanno detto che quello è forte! Molto forte, capisci? Non possiamo lasciarcelo sfuggire!”. Negli anni seguenti mi è ricapitato più volte. Se vedono in vetrina una giacca che gli piace più di quella che hanno, vogliono comprarla. A costo di girare in mutande.