Per carità

L’arco dei sogni. Ma che è l’arco dei sogni? Ma come parli? La linea della carità. Ma pensa te, vorrei capire chi l’ha tirata fuori per primo, sta cosa. Seduto sul pino. E meno male, pensa se era seduto sul Pino (piccolo Giuseppe). Lo so, avete un obiettivo: rendere il racconto piacevole. Sennò la “fredda cronaca”, come la chiamava Antonio Albanese, può risultare noiosa. Ma c’è una differenza ben precisa tra usare espressioni pittoresche e scrivere stupidaggini. Un cronista di vecchio corso dal grande talento nel raccontare è Roberto Beccantini, per esempio. Lo leggevo già su Giganti del Basket, secoli fa. Ma di Beccantini ce n’è uno. E soprattutto, è sempre originale nel cavar fuori dalla penna (no scusa, dal pc) pennellate di arte. Gli altri? Salvo eccezioni un gregge, omologato nell’usare tutti le stesse frasi, sempre quelle, sempre uguali. Sospetto che a inventare le definizioni sceme siano stati gli americani. Charity strip. D’altra parte loro hanno il coraggio di chiamare “The top of the key” la posizione in punta, perché l’area dei tre secondi somiglia a un buco della serratura. “Il punto più alto della chiave”, ma si può? Glossario per i meno addentro: secondo i geni della creatività l’arco dei sogni è quello dei 3 punti, la linea della carità è quella del tiro libero, il pino è la panchina (tra l’altro ormai molto raramente di legno). Che fantasia, eh? Chi si offende è fetente.

Per carità

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