
14 DOMANDE A…
Claudio Capone, il bomber
Rubrica nuova di zecca, la inaugura Claudio Capone. Abruzzese di Chieti, classe 1965. qualcosa come 16 campionati di serie A sulle spalle. Valanghe di triple segnate che non basta una colonna di Tir a contenerle tutte. Personaggio anche fuori dal campo, perché non ha mai avuto peli sulla lingua. Adesso allena le giovanili, ma continua a fare canestro nelle Nazionali “Over”.
Claudio toglimi una curiosità, ma perché ti chiamano tutti “Moses”?
“Perché da ragazzino andavo sempre a rimbalzo, come Moses Malone che all’epoca giocava a Philadelphia. Il soprannome fu coniato dal mio amico Massimo Carità, che invece era “Magic”.
Prima le domande serie. Per fare una carriera lunga e ad alto livello come la tua cosa conta di più? Il talento? Il fisico? La forza mentale?
“L’aspetto mentale è il più importante. Non avere infortuni gravi aiuta. Poi la cura del fisico, dall’alimentazione al riposo. Se hai la costanza di farlo ti cambia la carriera. E io sono sempre stato molto esigente con me stesso”.
A quale delle tantissime piazze in cui hai giocato sei rimasto più legato?
“Avellino e Montecatini, senza ombra di dubbio”.
C’è qualche tiratore italiano che hai sempre considerato più forte di te? O hai sempre pensato “posso fare il culo a chiunque”?
“Da ragazzo ero affascinato da Claudio Malagoli, tiratore mostruoso, col quale poi ho anche avuto la fortuna di giocare insieme a Verona. Ma quando ho cominciato a giocare da protagonista, entravo in campo pensando sempre di essere il più forte di tutti. E’ un fatto di motivazione”.
Tieni di più alla famosa tripla all’ultimo secondo che nel 2000 portò in A1 Avellino o alle 6 (sei!) medaglie d’oro conquistate con le Nazionali Over?
“Non scherziamo, ovviamente tengo di più a quel tiro pazzesco che ho messo dentro a Jesi, con Avellino promossa in A1! Un’emozione incredibile, mi è rimasta scolpita dentro”. (Ad Avellino 25 anni dopo è ancora un idolo, nde).
Quando giocavi (giochi), facevi (fai) “trash talking”?
“Mai fatto. Qualcuno lo ha fatto a me, ma io poi gli ho fatto il culo. Sul campo, senza mai rispondere agli insulti”.
Ultima domanda seria: più difficile giocare o allenare?
“Allenare! Sia a livello senior che giovanile. Coi ragazzi mi trovo meglio: riesco a trasmettere la mia esperienza, a coinvolgerli, a spiegargli le varie situazioni che si possono creare. In assoluto però allenare è più difficile”.
Bene, da questo momento in poi il livello delle domande si abbasserà molto. Conto su di te per non scadere nel trash.
Come dev’essere la tua donna ideale?
“Affabile e paziente come la mia compagna, con la quale ormai siamo insieme da anni”.
Mmm, che ruffianata! Vabbè riprovo a metterti in difficoltà. Ho parecchi amici che paragonano l’emozione di una vittoria a un orgasmo sessuale, tu sei tra quelli?
“No. Io preferisco l’orgasmo sessuale vero, con la mia donna. E non lo cambio con una vittoria”.
Cosa ti piace mangiare? Sparami il tuo menu preferito.
“Non da atleta professionista? Lasagna fatta in casa, arrosto di carne con patate al forno, tiramisu e ananas”.
La tua meta preferita per una vacanza…
“In giro per mercatini! L’ho scoperto e mi piace troppo. Farei un bel tour in varie città italiane ed europee sedi di mercatini di Natale. Mi rasserena”.
Sai ballare o sei un orso?
“Orsoooo!”
Vabbè, tanto balli in campo. Vorrei chiederti: hai molti nemici?
“No! Molti invidiosi, quello si. I nemici se ci sono si nascondono, non te lo diranno mai in faccia perché sono codardi”.
E chi sono? No dai, scherzo. Dove ti vedi tra 10 anni?
“Ancora in campo, a insegnare basket ai giovani e a raccontare le mie storie di basket e di vita”.
