Al freddo e al gelo

Di regola, non era previsto che il vice allenatore abitasse per conto suo. “Ha detto così il giemme”, mi spiegò Puccio, “che se vuoi casa da solo devono tagliarti Xmila euro”. L’alternativa era dividere l’appartamento col ragazzo che avevano preso quell’anno a fare il decimo. “Ma dai”, feci io,  “figuriamoci se mi metto a fare la balia al bimbo. Che taglino pure”. Alla mia età, l’indipendenza assoluta era troppo importante. Quando mi accompagnarono a vedere l’appartamento, fui davvero contento: era piccolo ma molto carino, su due livelli (soggiorno con angolo cottura sotto, camera e bagno sopra), con un corredo di ‘comfort‘ tecnologici ai quali non ero neanche abituato. Nel palazzo quasi tutti gli alloggi erano di quelle dimensioni, mi spiegarono, ricavati dalla ristrutturazione di una vecchia manifattura che ora sembrava un Residence. Scaricai i bagagli dall’auto più che soddisfatto. Avevo un’unica perplessità. Mi venne quando vidi che nella bacheca all’ingresso dell’edificio era affisso questo avviso: “Si ricorda ai signori condomini che è severamente vietato sub-affittare gli alloggi alle prostitute. Firmato: l’Amministratore”.

FILM PORNO – Il motivo di quel cartello mi fu presto chiaro. “Presto” nel senso delle tre di notte, quando dagli appartamenti sullo stesso corridoio del mio arrivavano gemiti, sospiri, cigolii e urla soffocate. No, non c’erano i fantasmi. Sembrava piuttosto che stessero girando un film porno. Scoprii che alcuni dei proprietari avevano affittato i loro alloggi a gentili signore e signorine, che evidentemente preferivano lavorare di notte e dormire di giorno. C’erano anche inquilini che la casa l’avevano presa in affitto, per poi subaffittarla alle professioniste del piacere. E questo mandava l’amministratore del condominio su tutte le furie. Raccontai la cosa al Team Manager, un simpaticone col quale sono rimasto amico. Si piegò in due dalle risate. Tra l’altro era stato proprio lui, il TM, a trovarmi una Colf eccezionalmente brava nelle faccende domestiche, ma che tutto sembrava tranne una casalinga. Era romena, assai curata, sui 45 molto ben portati. Appena entrava a casa mia si trasformava come Superman che ridiventa Clark Kent, nel senso che indossava le ciabattine e ci dava dentro col Mocho Vileda. Ma quando arrivava, col tacco 12 e la gonna al ginocchio, causava svenimenti. “Quando salgo qui da te mi guardano e ridono sotto i baffi”, mi diceva, “chissà che vogliono”. “Nulla”, la tranquillizzavo, sono solo convinti che tu faccia un altro mestiere”.

AL FREDDO E AL GELO – Da agosto a ottobre, la presenza delle sex worker fu più che altro un elemento folkloristico, tutto sommato anche abbastanza divertente. I problemi nacquero a novembre, col freddo intenso e umido della vallata. L’umidità ti entrava nelle ossa. La pioggerellina che non smetteva mai rendeva l’atmosfera cupa come in “Blade Runner”. Io, uno degli uomini più freddolosi d’Europa, avevo un disperato bisogno del riscaldamento. Che… non funzionava! Segnalai la cosa in Società. Parlarono col famigerato Amministratore. Lo credereste? Non c’era nessun guasto. Era stato lui a bloccare l’impianto, per ritorsione contro i ritardi nel pagamento delle spese condominiali. Da più di un anno, le simpatiche signorine non pagavano le quote per le bollette della luce, la pulizia delle scale, l’ascensore, l’ordinaria e straordinaria manutenzione. Così l’amministratore, esasperato, dopo decine di lettere e avvisi senza esito aveva lanciato il suo ultimatum: “Finché non pagate gli arretrati, niente riscaldamento”. Nel frattempo io mi ero munito di due stufe e avevo preso tre volte la bronchite. A dicembre il medico del Club (altro simpaticone, ci sentiamo spesso) passava quasi più tempo con me che con sua moglie. “E’ una situazione molto spiacevole e incresciosa”, aveva replicato il general manager alle rimostranze di Puccio. “Stiamo cercando di risolverla”. Già, ma intanto io continuavo a lavarmi con l’acqua gelata.

NADYA – Una mattina, rientrando a casa dopo l’allenamento, sulle scale incontro una biondina mai vista prima. Molto bella, elegante, straniera. Ci salutiamo di cortesia da buoni vicini, le chiedo se da lei il riscaldamento funziona. “No”, risponde, “e sono veramente stufa. Per colpa di ‘quelle lì’ che non pagano noi stiamo al freddo”. Ci presentiamo: “Mi chiamo Nadya (non era questo il vero nome), sono polacca”. E aggiunge subito, a scanso di equivoci: “Faccio la receptionist in un albergo”. Inutile negare che il sospetto mi era venuto. La invito a entrare da me per fare due chiacchiere al volo prima di pranzo. “Ci stai provando?”. “Ma che dici, potrei essere tuo padre”. Le lessi negli occhi quello che stava pensando: “Appunto, italiano…”. Parlammo un po’, mi raccontò ridendo di quella dell’appartamento accanto al suo che mentre faceva sesso urlava come una sirena dei pompieri. Era una ragazza molto dolce e a modo.

LA LITE – Arrivai a Natale che non ne potevo più. Decisi di passare all’azione e chiamai direttamente l’Amministratore, senza intermediari. Pensare che il Team Manager, quello che mi aveva procurato la Colf, mi chiamava “English”, per il mio carattere imperturbabile. Era quello che pensava lui, senza aver mai conosciuto mio fratello gemello. Al telefono con l’Amministratore riuscii a non alzare la voce solo per pochi secondi. Poi esplosi. “Adesso basta, mi hai rotto il (bip)! Siamo al freddo da mesi, non ne possiamo più! Riaccendi quel (bip) di riscaldamento!”. E lui, urlando più forte di me: “No! Io sono più esasperato di voi, è un anno e mezzo che non pagate il condominio! Ho dovuto persino anticipare di tasca mia! Adesso basta casomai lo dico io!”. Impazzii. “Brutto pezzo di (bip), il mio padrone di casa paga regolarmente! Non hai nessun diritto di farmi restare al freddo, testa di (bip)!”. Non mollava di un centimetro, l’infame. Anzi, replicava insulto su insulto. Alla fine ruggii, ormai fuori controllo: “Ah, vuoi fare il duro? Allora dimmi dov’è il tuo studio del (bip), dimmelo! Vengo lì e ti insegno l’educazione!”. Mi snocciolò l’indirizzo: “Via Tal dei Tali numero zero, ti aspetto!”. Uscii dall’ufficio degli allenatori come una furia, diretto nel parcheggio del palazzetto. Nel corridoio incrociai il capo allenatore, che arrivava in quel momento. “Dove bip vai?”. Io: “Vado a picchiare l’amministratore del mio condominio. Tranquillo, non ci metto molto”. Lui: “Ma piantala e torna in ufficio, scemo. Dobbiamo preparare l’allenamento”.

EPILOGO – Piacendo a Dio, a gennaio il riscaldamento tornò in funzione. E ad aprile, udite udite, ci fu persino una giornata di pallido sole senza la pioggerella di Blade Runner, l’unica di tutta la stagione. Io con 39 di febbre ero pure dovuto andare in Ospedale a farmi una lastra al torace, perché il doc sospettava la polmonite. Ma tutto è bene quel che finisce bene. Dei dirigenti o collaboratori che ho menzionato, nessuno è rimasto in quella Società. L’Amministratore del condominio dev’essere ancora lì che mi aspetta per fare a botte. Il ragazzo col quale avrei dovuto dividere l’appartamento, e chissà quanti guai avrei evitato, l’anno dopo divenne vice-campione d’Europa con la maglia azzurra e il tricolore sul petto. E Nadya? Da diversi anni ormai è tornata in Polonia, portando con sé un meraviglioso regalo dall’Italia: la sua bambina, nata qui.

Al freddo e al gelo

\ Get the latest news /

3 commenti su “Al freddo e al gelo

  1. La storia che hai raccontato mi ricorda “vagamente” la città dove sono accaduti i fatti e che , per correttezza, non hai fatto individuare a chi non era presente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su
PAGE TOP