
Ve la spiega Mike
Sondalo (Sondrio), luglio 1992. Corso Allenatori Nazionali. Si, lo stesso in cui Dido Guerrieri diede 30 a Boris Sinkovic senza fargli l’esame (già raccontata). Sempre Dido, inimitabile: “Le lezioni sulla zona 2-3 e sulla 3-2 le faccio io. La 1-3-1 invece ve la spiega Mike, chi meglio di lui?”. “Mike” era D’Antoni, proprio lui. Che aveva smesso di giocare due anni prima, nel ’90, ed era passato dal campo alla panchina. Piccolo particolare: in quel Corso non era uno dei docenti, ma un corsista. Uno di noi, anche lui arrivato all’ultimo step della trafila necessaria per prendere la tessera di grado più alto. Credo sia stata una delle pochissime volte in cui l’insegnante fa salire in cattedra l’allievo al suo posto.
ARSENIO
Guerrieri d’altra parte aveva ragione: l’Olimpia Milano allenata da Peterson, nella quale D’Antoni aveva militato da giocatore per 13 campionati, aveva nella zona 1-3-1 il suo marchio di fabbrica. E di quella difesa “Arsenio Lupin”, così la stampa chiamava Mike per la sua abilità nel rubare palloni, era il perno indiscusso. Faceva un certo effetto vedere una celebrità del basket nazionale e internazionale seduto sugli spalti in mezzo a noi. Anche se in quel Corso, di ex-giocatori di alto livello ce n’era un bel po’. Ma il prestigio, la notorietà e il curriculum dell’uomo del Wyoming non temevano confronti. In quelle due settimane credo di essere stato uno dei pochi a non rompergli le scatole: la sua giornata a Sondalo era una continuazione di come va Mike, tutto bene Mike, facciamoci una foto Mike, mettimi un autografo sulla maglietta, scrivi una dedica per mio figlio, ti va un caffè, vieni a farmi da dimostratore al tirocinio, varie ed eventuali.
IO E PREMIER
Dunque, la 1-3-1. Guerrieri non l’aveva detto per scherzo: “Mike, vieni giù e fa tu la lezione”. Lui scese dagli spalti, scavalcò la transenna e attaccò a parlare, col suo italiano un po’ biascicato da Paisà ma con buonissima proprietà di linguaggio. Illustrò per filo e per segno quel tipo di difesa, con le regole applicate da Milano. Descrisse compiti e caratteristiche degli occupanti di tutte e cinque le posizioni, punta, le due ali, centro e fondo. Si soffermò in particolare sull’importanza del fondo (non vorrei dire sciocchezze, ma mi sembra di ricordare che in quello spot ci fosse di solito Franco Boselli) e dedicò particolare attenzione alla punta, che era lui. E partì l’aneddoto. Il racconto fu più o meno così: “Il mio compito era indirizzare il palleggiatore verso una delle due ali, per poi far scattare il raddoppio. Alla mia destra c’era Roberto Premier, e la maggior parte delle volte io forzavo il playmaker avversario verso di lui. Tutti credevano che lo facessi perché Premier era bravo a raddoppiare. O magari per costringere il portatore di palla a palleggiare di sinistro. Invece no”, e rideva sotto i baffi, “il motivo era un altro”. Ascoltavamo tutti con attenzione, pensando chissà a quale finezza strategica. Ma la scelta di raddoppiare dalla parte di Premier non era tecnica né tattica. “Sul parquet del palazzetto”, continuò D’Antoni, c’era un punto preciso in cui le assi erano sconnesse e il pallone rimbalzava male. Io e Premier conoscevamo alla perfezione quel punto, e con tutta una serie di finte ed esitazioni mandavamo il malcapitato a palleggiare proprio lì. Se cadeva nella trappola, era fatta. La palla sul legno faceva SDENG!, il rimbalzo era irregolare, lui perdeva il controllo e io gliela rubavo”. Risate. Chi ricorda Mike D’Antoni rubare palla e partire in contropiede, quegli anni, ora conosce uno dei suoi trucchi.
POST SCRIPTUM
Curiosità. A quel Corso Mike non prese 30, come era normale aspettarsi, ma “solo” 28. Mike Andrew D’Antoni, futuro allenatore di New York, Los Angeles e Philadelphia! Chi era il docente che gli fece l’esame e lo promosse, ma non a pieni voti? Ma neanche sotto tortura ve lo dico.
Sarei curios di sapere vhi ha dato 28 a D’Antoni 😠