
Gli insulti legalizzati
E’ strano fare un mestiere in cui chiunque ha l’autorizzazione a insultarti. Essere disapprovati può capitare a tutti: direttori di banca, avvocati, insegnanti, commercialisti, impiegati. Ma in nessun altro lavoro succede che la disapprovazione possa essere espressa con insulti urlati a gran voce, in pubblico, magari scanditi in coro. Allora: i più odiati sono i politici. Tra i più contestati ci sono gli amministratori pubblici. Tutti gli altri non sono affatto esenti da critiche. Qualunque cosa tu faccia, c’è sempre qualcuno che al posto tuo farebbe meglio. Fin qui tutto torna. L’allenatore sa perfettamente che non avrà mai consensi unanimi. E’ consapevole che i dirigenti, i giornalisti, i tifosi pensano tutti di saperne più di lui. Ma a differenza degli altri, deve abituarsi a una cruda realtà: chi lo critica è autorizzato a insultarlo pubblicamente. E per convenzione tacita e unanime, quegli insulti sono assolutamente normali. Consentiti. Istituzionalizzati. “Legalizzati”.
NON CAPISCI NIENTE!
Quanti di voi 25 non hanno mai sentito dire: “Quel medico non capisce niente”. O magari l’avete detto voi stessi. Ma nessuno si sognerebbe di andare nell’ambulatorio di quel medico a dirgli “Sei un somaro” mentre sta visitando. All’interno di un palazzetto dello sport invece vale tutto. Sulle gradinate di uno stadio non ne parliamo. Dice: ma una partita di basket è uno spettacolo, si paga il biglietto. Quindi, se lo spettacolo non mi piace, posso esprimere disapprovazione. E fallo, chi te lo vieta. Ma senza offendere. Durante l’evento agonistico invece le regole del vivere civile si stravolgono, come per incanto. Chi l’ha deciso? E che ne so? So solo che è così e basta. Pensate se succedesse la stessa cosa a chi fa altri lavori. L’insegnante va all’incontro con i genitori. E quelli, schierati nella sala dei professori, tutti in coro: “sceee-mo, sceee-mo!”. Il giardiniere è intento a potare una siepe. E’ lì tutto concentrato che taglia e sforbicia, quando viene apostrofato dai passanti: “Vai a lavorareee…!!”. L’avvocato difensore alla fine di un processo fa la sua arringa. Ma dal pubblico salta su un parente dell’imputato che lo interrompe: “Che caxxo dici, vergognati, cambia mestiere!…”. Supermercato, l’addetto al banco salumi sta affettando il prosciutto. I clienti: “Fallito! Svegliati! Sei il peggior salumiere della città!! Te ne devi andare!!”. Il titolare di un negozio di abbigliamento la sera abbassa la serranda e torna a casa. Mentre è seduto a tavola con sua moglie un gruppo di clienti del negozio gli si piazza sotto la finestra: “Le camicie fanno schifo le camicie fanno schifooo…!!!”. Fallito, svegliati, vergognati, vai a lavorare sono lo zucchero. Poi ci sono le offese personali, il turpiloquio, gli insulti alla mamma, alla sorella e financo alla zia. Se chi sta lavorando fa il commerciante, il cuoco, l’operaio, l’ingegnere o il pizzicagnolo, nessuno si sognerebbe di andare a contestarlo sul posto di lavoro. Il coach si. L’allenatore “si può” insultare, anzi si deve. E’ normale, è consentito. E fateci caso: insultare gli avversari comporta una multa per il Club. Ma se i tifosi insultano il “loro” allenatore, non ci sono sanzioni. Chi lo fa, quasi mai muove accuse generiche. Il più delle volte gli insulti si basano su precise considerazioni tecniche. Certo, perché tu hai giocato a basket per anni. Poi hai studiato da allenatore, frequentato corsi, superato esami, preso tessere. Poi hai fatto il tuo bravo tirocinio sul campo, hai sbagliato, hai imparato dai tuoi errori. Hai vinto, hai perso, hai accumulato il tuo bagaglio di esperienza. E anche quando hai anni di carriera alle spalle, continui a investire nella tua formazione. Studi, ti aggiorni. Insomma sei uno che sta facendo il suo lavoro e che cerca di farlo al meglio. Il SUO lavoro, non quello di qualcun altro. Ma l’insegnante, l’architetto, il fabbro e lo spazzacamino, che tu mai e poi mai andresti ad offendere mentre stanno facendo il LORO lavoro, per qualche recondita ragione sono convinti di conoscere il basket meglio di te. E sono autorizzati a insultarti.
GRAZIE, SOCIAL!
Grazie in che senso? Sei impazzito Piero Bianchi? I social fanno da cassa di risonanza! Al palazzetto magari è una voce isolata, su Facebook gli insulti si moltiplicano per cento o per mille. Si, è vero. Ma grazie ai social, essere infamati da qualcuno che non apprezza il tuo lavoro non è più prerogativa solo degli allenatori. In quel calderone di tutti contro tutti le ingiurie le può ricevere chiunque: il giornalista, il pizzaiolo, il muratore. L’ebbrezza di essere insultato la può provare l’elettricista, il ristoratore, l’idraulico. Certo, dal vivo è più emozionante. C’è più atmosfera. Ma grazie ai social, finalmente non siamo più soli.
Devi necessariamente scrivere un libro !
…e secondo te perché non esco mai la sera?