
Ti cacciano? Corri!
Tra le motivazioni delle squalifiche, sempre più spesso c’è la formula “Non ha abbandonato subito il campo dopo essere stato espulso”. E’ successo anche a me, un paio d’anni fa. Ora, se il soggetto che è stato espulso effettivamente si attarda, tergiversa, sbraita e continua a protestare senza avviarsi all’uscita, capisco benissimo. Ma cerchiamo di calarci nella situazione. Essere cacciati dal campo è uno schiaffo in faccia, un’umiliazione, un essere additati come “cattivi”. Ci vuole come minimo qualche secondo per realizzare, superare il momento di stupore e rendersi conto di dover uscire, non si può pretendere che l’espulso giri i tacchi e se ne vada senza tradire la minima emozione. O forse pretendiamo che appena vede i due pugni alzati, per infilare la porta faccia uno sprint?
NB: il soggetto nell’immagine non era stato espulso.