“Sei una scimmia!”

La penultima, appunto. Qui non facciamo cronaca. La usiamo -anche non recentissima- per ispirare le riflessioni del vecchio bisbetico. Che sarei io.
Ora, non facendo il giornalista non mi interessa il “who”. Ovvero chi fossero le squadre in campo. Ed è superfluo anche il “where”: poteva essere in qualunque palasport d’Italia. Men che meno il “when”, visto che non inseguo l’attualità.
Il “what”, quello è importante. E’ successo che in un campionato giovanile femminile (Under 19), la mamma di una delle ragazze in campo ha insultato una giocatrice avversaria di colore, urlandole: “Sei una scimmia!”.
Il tutto documentato dalle riprese sul telefonino che la stessa mamma troglodita stava facendo. Cioè, riprendeva la partita e intanto urlava insulti beceri. E’ dal filmato infatti che si vede la ragazza, inviperita, dirigersi a grandi passi verso gli spalti, scavalcare la transenna e avventarsi sulla sostenitrice della supremazia bianca. Gliel’hanno tolta dalle mani, ho letto. Peccato, per qualche secondo l’avrei lasciata fare.
La prima volta che ho assistito a sceneggiate indecorose di questo tipo è stata molti anni fa a un Torneo Internazionale di Minibasket, rissa sugli spalti tra genitori delle due squadre. Genitori. Minibasket.
Anche sul farsi giustizia da soli posso estrarre dalla memoria un file datato: partita molto accesa di serie B maschile, numerosa e prepotente rappresentanza di tifosi ospiti, a un certo punto due giocatori della squadra di casa -stanchi di subire offese
e provocazioni- saltano in tribuna e in due (contro 20) fanno il vuoto a cazzotti.
Non si fa, è chiaro. Ma a me non piace l’esasperazione del politicamente corretto, quindi confesso che anche quella volta facevo il tifo per Bud Spencer e Terence Hill.
Il “why” è la chiave di tutto. Perché è accaduto? Perché la mamma di una giocatrice più o meno 18enne (poveretta, immagino come dev’essersi sentita) ulula insulti contro un’avversaria coetanea di sua figlia? Succede perché siamo una società culturalmente arretrata, mediamente ignorante, fortemente disinformata, estremamente “liquida”, gretta, meschina.
E se non c’è cultura, figuriamoci se può esserci cultura sportiva. Non considerare la partita una guerra, rispettare gli avversari, accettare il verdetto del campo con equilibrio sono concetti che si imparano -soprattutto- stando in campo.
Noi invece tutti tifosi dal divano e tutti allenatori sui social.
Chi non si riconosce nel ritratto non perda tempo a lamentarsi: è evidente che non
ce l’ho con lui.

“Sei una scimmia!”

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