Nessuno me l’ha chiesto

…ma lo dico lo stesso. Sto copiando spudoratamente Dan Peterson, che anni fa teneva su non so quale rivista una rubrica intitolata “Nessuno mi ha chiesto, ma…”. Pensieri sciolti saltando di palo in frasca, senza un filo conduttore. Lui lo faceva apposta a usare l’italiano maccheronico, per via del personaggio che si era costruito. Io se faccio un errore è proprio per ignoranza, magari  mista a presunzione. Start!

Non mi piaceva Drazen Petrovic. Non mi piace in generale chi irride gli avversari. Le esultanze scomposte, le provocazioni, la mancanza di rispetto non fanno parte del bagaglio di un top player.

Ormai nessun imprenditore entra nel basket per passione o per ottenere visibilità. Le motivazioni reali sono: 1) sbloccare terreni non edificabili; 2) fatturazioni maggiorate; 3) candidarsi alle elezioni.  

A proposito di creatività. Kurt Cobain, qualche anno prima di tirarsi una fucilata: “Tra 20 anni la musica come la conosciamo noi non esisterà più. Sarà prodotta da congegni elettronici”. Io: “Tra 20 anni il basket come lo conosciamo noi non esisterà più. Sarà prodotto dalla comparazione dei dati statistici”. Trova le differenze (tra me e Kurt).

Mi danno fastidio gli urli pre-partita in inglese. Un anno, facevo il vice in A2, urlavamo “No way!”. Che pagliacciata. Nelle giovanili si sente spesso “Defense!”. Come se “difesa” non significasse la stessa cosa. La più squallida che ho sentito: “What time is it? It’s time to win!”. Grado di esaltazione: incurabile.

Capisco restare in buoni rapporti, capisco la stima che non viene intaccata dai risultati negativi. Ma al posto dell’Ufficio Stampa di Piombino avrei evitato di scrivere “Augusto Conti gialloblù per sempre” 5 minuti dopo averlo esonerato.

Il giornalista NON E’ uno che può entrare dovunque, parlare con chiunque o interrompere qualunque cosa. E nemmeno fermare le persone per strada, se non sono d’accordo. Ci sono diritti che vanno oltre la libertà di stampa.

Le Società dovrebbero scegliere l’allenatore con le caratteristiche più adatte al progetto. Ma non ne vogliono sapere. Vanno sulla narrazione, sulla suggestione, sull’immagine. Scelgono con la pancia anziché col cervello.

“Le persone gentili vengono rispettate” è una leggenda. Sarebbe così in un mondo perfetto. In questo mondo, chi usa modi bruschi ottiene rispetto.

Uno dei giocatori più forti che ho allenato si chiama Gianni Rosa. Tanto forte quanto imprevedibile. Se era dell’umore giusto, poteva fare 30 punti contro chiunque. Se gli girava la luna storta, era finita. Una volta prima della partita gli dissi: “Zullo, non mi far morire di crepacuore, come giocherai stasera?”. E lui: “Coccio (deformazione di coach, ndr), l’sì, accom’ m’s’crije” (“lo sai, a seconda di quello che mi ispirerà l’umore del momento”).  

Milano e Roma inserite nell’elenco delle 12 metropoli europee candidate a far parte della futura Nba Europe. Non c’è un briciolo di anima, in queste operazioni. No passion, only business

L’effetto devastante della Nba sui giovani è che provano sempre a fare numeri da circo. Poi però fanno fatica ad eseguire correttamente le cose semplici. 

Mi hanno scritto Julio Velasco e Jannik Sinner, dopo che su queste pagine li ho ripetutamente perculati. Il testo della loro mail: “L’unico modo di rapportarsi con gli imbecilli è evitare di parlare con loro (Arthur Schopenhauer)”. Ok, sono un buon incassatore.

Più persone hanno letto in fretta, per poi ricominciare da capo più lentamente, più il “Nessuno me l’ha chiesto…” è replicabile. Il tetto è 25, ovviamente. Come i lettori.

Quante ne ho scritte? Dodici? Vabbé basta.

Nessuno me l’ha chiesto

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