
PUNTI DI VISTA
The New (dis)Order
Si parla tanto di Nuovo Ordine Mondiale. Nel basket invece si fa strada un nuovo disordine. A Milano Ettore Messina saluta e se ne va (dalla panchina, non dalla scrivania). A Belgrado si dimette Zelimir Obradovic. Due gran sacerdoti della nostra religione laica, a pochi giorni l’uno dall’altro. E c’è dell’altro, in questa zuppa a più ingredienti. Il razzismo duro a morire, l’embargo a Cuba. E poi, passando dal sacro al profano, i grandi “cucadores” e i bambini che piangono se l’Italia perde. I pensieri d’altra parte sono fatti così. Si accavallano.
MESSINA E LA LUCE – Non faccio l’indovino, quindi per capire cosa ha spinto Ettore Messina a dimettersi da allenatore di Milano devo attenermi a quello che dice lui. “Ero diventato un fattore di divisione”, ha scritto il coach, “ogni cosa si trasformava nell’apertura di un referendum pro o contro di me. Questo era fonte di grande tensione per me e di danno per la squadra”. Immagino che il disagio provato da Ettore sia stato qualcosa di potente: per un “ego” così ipertrofico, le dimissioni di regola non sono un’opzione. Ora parlo da scolaretto. Nell’arco di 40 anni ho seguito le lezioni di decine e decine di allenatori, tra i migliori al mondo. Nessuno, e dico nessuno, ti apre la testa e ci infila dentro i concetti come fa lui. Quando parla Messina, la cosa che viene sempre da pensare ai comuni mortali è: cazzo, ma è vero!, è esattamente come dice lui. Ettore ha fatto 66, ha avuto una carriera lunga come non so cosa e ha vinto e stravinto dappertutto, dal Manzanarre al Reno. In più, da Milano non andrà via ma conserverà le sue mansioni di dirigente. Una vocina mi suggerisce che questa potrebbe essere stata la sua “last dance”. Lo so per esperienza e non parlo solo di basket: la luce non va via gradatamente, si spegne di colpo. Puf.
OBRADOVIC E LE VENE – La prima immagine che viene in mente di Zeliko è questa: rosso paonazzo, con le vene del collo gonfie, che sacramenta in inglese (o magari in serbo, visto che era tornato al Partizan) un misto di tremende cazziate e di indicazioni tecniche precise. Obradovic vive la sua professione da intollerante agli errori. Nei timeout non parla, ruggisce come Braveheart in battaglia. Un modo di allenare che consuma, logora il sistema nervoso, fa schizzare in alto la pressione. Nella sua dichiarazione post-dimissioni, rispetto a Messina è stato più criptico: “Ho dovuto assumermi la responsabilità di tutte le cose brutte accadute in questa stagione”. Ha dovuto. Intanto il Club ha respinto le dimissioni, incurante del fatto che lui le avesse dichiarate “irrevocabili”.
SCIACALLI – Messina 66, Obradovic 65, giusto come nota statistica. C’è anche chi passa i 70 e continua ad allenare senza problemi, dipende da come la vivi. Però allenare è usurante, questo è un fatto. Quello che non si consuma mai è la fame di carogne degli sciacalli. Sui social è tutto un tripudio di nullità viventi che ruttano veleno sui due monumenti, a suon di “era ora” e di “si stanno estinguendo i dinosauri”. Gente senza cultura, senza dignità, senza onore, senza niente.
NIENTE NOMI – In questo caso non faccio nomi. Questa non è una testata giornalistica, quindi non ha doveri di informazione completa. E’ il mio Blog, e in quanto tale ci scrivo quello che mi pare (come se i giornali non facessero altrettanto…). C’è un altro allenatore che in questi giorni si è dimesso, a livelli molto più bassi di Messina e Obradovic. Ha scritto un comunicato garbato, ma chiaro: non me ne vado per i risultati o per la classifica, ma perché la situazione che si è creata mi impedisce di lavorare bene, ovvero di allenare la squadra al completo. A qualcuno dovrebbero fischiare le orecchie. Invece vigliacco se ce ne fosse uno che ha capito il senso del discorso. Non è importante di che squadra si tratta o chi è l’allenatore. E’ importante che chi allena DEVE essere messo in condizione di lavorare. Invece gli fanno fare l’agnello sacrificale.
LA FINALE DEI NEGRI – Stati Uniti, 1966. Sulla carta, la segregazione razziale era stata abolita due anni prima. Ma il razzismo era difficile da estirpare, nel paese della libertà e della democrazia (più ironico di così non mi viene). Quell’anno la finale del campionato Ncaa vedeva di fronte Kentucky, super favorita, e la sorpresa Texas Western. Incredibilmente vinse Texas, che aveva una particolarità: quintetto composto interamente da giocatori di colore, mentre quelli di Kentucky erano tutti bianchi. La celebre rivista Sport Illustrated scrisse: “La ‘finale dei negri’ è stata un evento straordinario, ma il Paese l’ha vissuta come una vergogna”.
CUBA VIETATA – Restiamo in tema di United States. Giovedi 24 a L’Avana si è giocata Cuba-Argentina, valida per le qualificazioni ai Mondiali. Che c’entrano gli Usa? Semplice: l’allenatore dell’Argentina Pablo Prigioni e il suo assistente Herman Mandole, entrambi vecchie conoscenze del basket italiano, non sono potuti andare con la squadra. Se fossero entrati a Cuba, gli sarebbe stato annullato il visto per tornare negli Stati Uniti, dove entrambi risiedono abitualmente e lavorano con squadre di Club. E’ così che ragiona la “grande repubblica stellata”, come la chiamava mio zio d’America. Vuoi andare a Cuba? Vai, vai pure. Ma poi qui non ci torni. Il paese della libertà e della democra… ah, l’avevo già detto.
INIMITABILE CIV – Mi rimproverano perché per ben tre volte la rubrica “E per finire…” si è occupata di come cuccano con facilità i calciatori. Calunnia: erano solo due. Antonio Cassano e Bobo Vieri. La terza riguardava Chuck Jura, che notoriamente non era un calciatore. Ma le ragazze gli cadevano nel piatto lo stesso, senza neanche doversi sforzare. Negli anni di Jura, però, quello che andava più forte col “gentil” (ma va?) sesso era John Fultz. Lo raccontava Gianfranco Civolani, col suo stile inimitabile. Ricordo un’intervista su Giganti: “Quante donne hai?”. “Che te ne frega?”. “Vorrei chiederti se le ragazze che ti girano attorno sono poche o molte”. “Sono quelle che bastano”.
IL SECONDO PIU’ FORTE – Adriano Panatta è stato il secondo tennista italiano più forte di tutti i tempi. Il primo? Ovviamente Sinner. Sul campo. Fuori dal campo, Adriano ha toccato vette che quell’altro può solo sognare. Sto andando di palo in frasca? Mica vero. Rileggete appena sopra, l’argomento è quello.
APPASSIONATI – A proposito: i (le) fans di Sinner mi ricordano un po’ quei genitori che seguono il basket perché hanno un figlio che gioca. Non sono appassionati di basket, sono appassionati di loro figlio. Uguale. Quando Jannik smetterà, i suoi adoratori non guarderanno più una partita.
IL NOBEL PER L’IDIOZIA – Credevo che la cazzata più grossa fosse quella di Bocchino. Non Antonio, l’allenatore. Italo, il politico. Ha avuto il coraggio di dire: la sconfitta della Nazionale di calcio è colpa della sinistra, che ha distrutto lo spirito patriottico. Ma ce n’è una ancora più stupida: “La Nazionale deve qualificarsi perché ci sono bambini che non hanno mai visto l’Italia partecipare ai Mondiali”. Non so chi l’abbia detto, probabilmente qualche fanatico del politically correct. O forse uno di quelli che passano la vita a ubbidire ai figli e se fosse per loro lascerebbero ai bambini il controllo della Nazione. Mi ricorda quel papà che dopo una sconfitta inveiva contro i giocatori: “Mio figlio sta piangendo per colpa vostra!”. Te l’immagini Gattuso che per motivare i suoi dice: “Dobbiamo vincere, sennò i bambini italiani piangeranno… facciamo piangere i bambini norvegesi!”. Nobel per l’idiozia.

Siete una goduria. Continuate così. Grazie.
Sei tra i lettori più affezionati! Complimenti.
Inizi a leggere e non riesci a fermarti.
Informazione, passione, conoscenza, ironia un mix esplosivo e travolgente!!!
Grande Piero Bianchi!!
Grazie Deb.
Bellissimo! Ho capito praticamente tutto (e come sai è una cosa notevole, su certi argomenti non so un tubo)
Mi resta un un dubbio, ma lascio perdere perché una parte del mio dubbio riguarda gli argomenti relativi alla mia ignoranza
Qui invece sei stato chiarissimo, divertente e sufficientemente “scemo” (anche a me piacciono le battute sceme 😂)
“Scemo” è un bel complimento, in effetti.
Tantissimi complimenti per quello che dici e per come lo scrivi!
Un’unico punto in cui non sono d’accordo. Messina è Obradovic sono due grandissimi del basket e anche due grandissimi a spiegare e insegnare basket…il loro problema è la comunicazione….non con i media ma con i propri giocatori. Non si sono resi conto che i metodi tradizionali di comunicazione allenatore-giocatore non sono più efficaci, ma controproducenti. Il cazziatone ripetuto e perenne distrugge i giovani moderni…giusto o sbagliato che sia è così ( ho maturato un un po’ di esperienza nell’insegnare ai giovani negli ultimi 25 anni!)
Oggi devi essere coinvolgente nel progetto, innaffiare la loro autostima, limare le loro insicurezze, coccolarli prima e poi riprenderli. Solo così ottieni la loro attenzione e la loro collaborazione essendo molto più insicuri di quanto eravamo noi. Non so se è meglio o peggio di prima…ma è così…la tensione, l’urlo, il cazziatone perenne sono totalmente controproducenti sui giovani di oggi…li deprimono soltanto…non è un caso che Messina e Obradovic negli ultimi anni abbiano bruciato giocatori che altrove sono rinati. Da un punto di vista tecnico sono i migliori, purtroppo il loro modo di allenare nel senso di atteggiamento verso i giocatori, perfetto 10-20-30 anni fa non è più attuale.
Grazie per il tuo commento. Io però qui non faccio analisi sociologiche. Vado “contromano”, come sai.