Velasco non ci casco

Sono un grande fan di Julio Velasco. Di Volley non so nulla, ma divoro le sue lezioni di motivazione e gestione del gruppo. Però so anche guardare dietro la facciata. Quindi vedo che oltre a essere mostruosamente bravo, è anche un discreto “figlio di ‘ndrocchia”. Nel senso che è un abilissimo manager di se stesso (grande dote) e che tocca sempre i tasti giusti per andare controcorrente e magari stupire, cosa che gli piace molto. D’altra parte tutti i grandi vincenti fanno così. Ora, una delle massime più gettonate di Velasco è questa: “Noi dobbiamo partire dal gioco, con l’idea di insegnare a giocare. Troppo spesso non insegniamo a giocare, ma a fare esercizi. Non si usano gli esercizi come strumento per giocare, altrimenti addestriamo il giocatore a fare bene un esercizio, credendo che il passaggio al gioco sia una cosa facile. Invece non lo è per niente”.  Chi legge magari non sa nemmeno cos’è un esercizio, ma subito si lancia in lodi sperticate al coach che ha dispensato la pillola di saggezza. E’ vero, bisogna partire dal gioco. Nel senso che si parte dal globale, per poi spezzettarlo in segmenti e di nuovo risalire all’intero. Ma quei segmenti sono gli esercizi, che riproducono situazioni di gioco. Mi viene in mente Sergio Scariolo, che in un clinic disse: “I giocatori si divertono solo nel 5c5 e vogliono fare sempre e solo 5c5. Dobbiamo avere la forza di non accontentarli e di lavorare anche sui particolari, non solo sul globale”. A giocare si impara “anche” giocando, ma per giocare bisogna affinare gli strumenti. Il punto è che Julio il Grande, amante del paradosso, lo sa benissimo. PS: quelli tra i 25 che sono stati anche solo sfiorati dal pensiero “Ma guarda questo, ora si mette anche a confutare Velasco”, sappiano che non ci hanno capito niente.

Velasco non ci casco

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4 commenti su “Velasco non ci casco

  1. L’analisi della citazione di Velasco e del suo approccio al gioco offre spunti interessanti, ma presenta anche diverse criticità. Prima di tutto, l’idea che il metodo debba partire dal gioco, senza dare il giusto peso agli esercizi, sembra riflettere una visione un po’ unilaterale e riduttiva della formazione sportiva. È vero che il gioco è l’aspetto finale e più coinvolgente del processo di apprendimento, ma ignorare completamente il valore degli esercizi significa trascurare la preparazione tecnica e tattica fondamentale che ogni giocatore deve acquisire.
    Inoltre, l’affermazione che gli esercizi debbano servire solo a migliorare il gioco rischia di semplificare un concetto piuttosto complesso. Se progettati bene, gli esercizi possono diventare strumenti didattici essenziali per sviluppare abilità specifiche, migliorare la coordinazione e insegnare ai giocatori a prendere decisioni rapide ed efficaci durante il gioco. L’approccio di Velasco potrebbe portare a una sorta di “giocomania”, dove il divertimento e l’entusiasmo superano la necessità di una formazione rigorosa e strutturata.
    La citazione di Sergio Scariolo, che sottolinea l’importanza di lavorare sui dettagli, mette in evidenza un punto cruciale: l’equilibrio tra gioco ed esercizi è fondamentale. Non si può pretendere di arrivare a un buon gioco senza una solida preparazione. La visione di Velasco, sebbene affascinante, sembra mancare di una riflessione profonda sull’importanza di un approccio integrato che comprenda sia il gioco che la pratica degli esercizi.

    1. Mi fa ovviamente piacere che l’opinione autorevole di un ex-Nazionale coincida sostanzialmente con la mia. Aggiungo solo una cosa: come ho scritto, a quel furbacchione di Julio Velasco piace molto stupire…

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