L’arte a perdere

In Abruzzo si dice così, “L’arte a perdere”, quando lavori lavori e non guadagni niente. O peggio ancora, quando i frutti del tuo lavoro se li gode qualcun altro. E’ quello che succede con i settori giovanili di alto livello, da quando la Ncaa (il campionato universitario americano) ha cominciato ad attrarre i migliori talenti al di fuori degli Stati Uniti a suon di ricchissime borse di studio. Nella stagione appena trascorsa gli italiani in Ncaa erano ben 19, per dire. Nomi e cognomi? Consultare la rubrica “Americanate”, please.

DA SOTTO AL NASO

Funziona così: le Università americane possono contare su cospicui finanziamenti e contributi destinati ad assegnare borse di studio. I dipartimenti sportivi delle Università individuano a livello internazionale, ma soprattutto in Europa, studenti-atleti ritenuti idonei a fare il salto oltreoceano. A quel punto il gioco è fatto. Il 19enne italiano talentuoso, che ha completato il percorso giovanile, quasi certamente ha già giocato in prima squadra, magari ha indossato la maglia azzurra delle rappresentative di categoria, insomma è un atleta di interesse nazionale all’inizio della sua carriera senior, si vede recapitare un’offerta… che non si può rifiutare, per andare a studiare e a giocare negli States. Una straordinaria esperienza di vita, certo. L’opportunità di giocare ad altissimi livelli, prepararsi al professionismo, studiare e non spendere un centesimo per tasse universitarie, libri, vitto e alloggio. Ma c’è di più. L’ammontare delle borse di studio potrebbe far sobbalzare qualcuno dalla sedia. Una pioggia di soldi. Gli studenti-atleti avevano già la possibilità di vedersi riconosciuti i cosiddetti “diritti di immagine”, per eventuali spot pubblicitari. E l’anno scorso l’Ncaa ha approvato addirittura la possibilità di pagare veri e propri stipendi, anche se il provvedimento deve essere ancora ratificato dal Congresso a Washington. Però formalmente il ragazzo va negli Usa a studiare. E la Società che lo ha formato nel suo settore giovanile e ha investito su di lui se lo vede sfilare da sotto al naso, senza nessun indennizzo e senza nessuna possibilità di trattenerlo. L’arte a perdere, appunto.

LE AGENZIE

Quando è cominciata questa storia? In linea teorica la possibilità di offrire borse di studio fuori dai confini americani c’è sempre stata. Ma col passare degli anni la pratica si è sempre più consolidata. Tanto che, inevitabilmente, sono nate agenzie di procuratori -una delle più note è College Life Italia- specializzate nel mettere in contatto le parti. Ovvero assistere e rappresentare gli studenti-atleti per ottenere borse di studio sportive e segnalare alle Università a stelle e strisce i prospetti più interessanti. La Ncaa ha interagito per la prima volta con le agenzie internazionali nel 2019. Quindi la data spartiacque è quella.

SOTTO A CHI TOCCA

Anche quest’anno almeno un paio di italiani seguiranno le orme dei magnifici 19 che in Ncaa già ci giocano. Uno è Dame Sarr, già molto noto. Nato a Oderzo da genitori senegalesi, Sarr è una guardia-ala di 1,98 del 2006. Negli States ci arriva… via Spagna: il Barcellona infatti lo prelevò dal settore giovanile di Bassano e lo fece debuttare nella Liga che non aveva ancora compiuto 17 anni. Ha giocato in Eurolega e un anno e mezzo fa ha esordito in Nazionale. Insomma un predestinato, che un mese fa ha accettato una borsa di studio della prestigiosa Duke University. Un altro è Achille Lonati, gioiellino dell’Olimpia Milano, guardia del 2007, corteggiato da vari College. Alla fine ha scelto St.Bonaventure University. In rampa di lancio ce ne sono almeno altri due, sempre dell’Olimpia. Il 18enne Luigi Suigo, varesino di Tradate (Chicco sarebbe orgoglioso), è un fenomeno di due metri e 20 che il suo primo canestro in serie A lo ha segnato da 3 punti (!). Lo hanno già soprannominato SuiGOAT. Diego Garavaglia, anche lui 18enne, guardia di due metri, è campione d’Italia U19 con l’Olimpia e l’anno prima argento ai Mondiali con la Nazionale Under 17, sempre insieme a Suigo. Sicuramente l’Ncaa accoglierà presto a braccia aperte anche questi due. Che vi devo dire. Investire per produrre giocatori di altissimo livello pare non sia più tanto conveniente.       

L’arte a perdere

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2 commenti su “L’arte a perdere

  1. mi domando, negli anni ho visto giovani di talento abbandonare il basket per andare in altre città per un percorso universitario, dico un eresia se si organizzasse nelle varie città universitarie veri campionati, i giocatori facilitati da tasse vitto e alloggio, le università creare una tradizione e le società manterrebbero con il cartellino il loro investimento.

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